È il principale quesito che ci stiamo ponendo in questi giorni: come influirà il green pass sulla vita lavorativa nei mesi autunnali, quelli nei quali si corre il rischio di un riacuirsi del coronavirus, fisiologicamente indebolito dalle calde temperature estive?

Si parla molto di una possibilità di renderlo obbligatorio sui luoghi lavorativi ma, naturalmente, non tutti sono d’accordo. Vediamo come stanno le cose e quali sono le posizioni opposte.

Lavoro e Covid-19

A oggi sappiamo per certo che, in tutte quelle aziende che dispongono di mense per il pranzo dei propri dipendenti, sarà obbligatorio esibire il green pass per poter usufruire del servizio. Questa decisione del legislatore è stata appoggiata in pieno da Federmeccanica. L’associazione, in un’intervista rilasciata dal proprio leader, Federico Visentin, si è spinta addirittura oltre:

“L’obbligo di green pass va previsto per qualsiasi ambiente di lavoro, per entrare in servizio. Non chiediamo l’obbligo di vaccino, chiediamo l’obbligo di green pass”

Ha affermato all’agenzia ANSA Visentin, sottolineando come, a suo avviso, basti il tampone e non debba essere richiesta l’obbligatorietà del vaccino. E a proposito di vaccino, esso non deve essere a spesa dell’azienda, bensì del dipendente che ha deciso di non sottoporsi alla vaccinazione.

“Se poi qualcuno rifiutasse di volersi soltanto sottoporre al tampone, sia lasciato a casa senza stipendio!”

È il perentorio pensiero di Visentin e di Federmeccanica. Innanzitutto, a loro dire, occorrerebbe chiarezza normativa perché posizioni deboli e poco chiare, come quelle emerse in questi giorni fanno del male al datore di lavoro e rallentano la ripartenza. Numerose associazioni di categoria sono d’accordo con questo pensiero e anche i sindacati tendenzialmente si sono schierati con questa posizione o quella dell’obbligatorietà del green pass.

Mondo del lavoro ai tempi del Covid-19, i pareri degli esperti

Il direttore sanitario dello Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, si è apertamente schierato per la vaccinazione obbligatoria per i lavoratori di alcuni settori maggiormente a contatto con il pubblico. Intervistato dal Corriere della Sera, Vaia ha affermato:

“Premesso che questa è una decisione che spetta alla politica, penso che per alcune categorie, dal personale sanitario a quello scolastico, dalle forze dell’ordine alla grande distribuzione, sarebbe saggio e opportuno.”

Sulla stessa linea si pone Francesco Rocca, presidente della Federazione Internazionale della Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, nonché presidente di Croce Rossa italiana. Secondo Rocca:

“Credo sia compito del Governo individuare qual è la soluzione e non spostare la conflittualità sociale all’interno dei luoghi di lavoro. Vedrei sicuramente bene dei passi più chiari rispetto a questo. Il Green pass, invece, lo condivido al 100%.”

I due interventi hanno in comune il richiamo alla politica, sottolineando dunque con chiarezza a chi spetti prendere questa decisione. Quello che invece si coglie da tutti e tre gli interventi è che ci sia voglia di sicurezza sul luogo del lavoro. Specialisti, virologi e chi operi nel mondo del lavoro richiamano a un livello di protezione superiore all’attuale, a una normativa più severa, chiara e omogenea.

Walter Ricciardi, consigliere del Ministro Speranza, spinge per il pass obbligatorio a sanitari e insegnanti. A sua detta il certificato verde va reso un obbligo:

“in tutti gli ambienti di vita e di lavoro e anche sui trasporti, per garantire la libertà di movimento ai vaccinati e agli immuni, oltre alla ripresa dell’economia.”

Come ha detto a Repubblica, sottolineando poi come sia da insegnanti e personale sanitario che occorre iniziare, rendendo il pass obbligatorio per ambedue le categorie.